La fragilità nostra e del nostro pianeta
Stiamo affrontando una situazione complessa. Perché il mondo che abbiamo creato è veloce e denso. E velocità e densità sono veicoli perfetti per il virus. Di fronte a un pericolo nuovo verso il quale non abbiamo ancora le difese, in attesa di svilupparle e per evitare di ammalarci tutti insieme, di colpire soprattutto i più a rischio, dobbiamo attenerci alle misure di precauzione e di attenzione che ci hanno consigliato. Senza drammatizzare e senza sottovalutare. E questo ci impone anche un cambio nel nostro modo di pensare. Continuate a dirci “siamo forti” e “non succede niente” è un po’ uno dei nostri problemi di fondo. Siamo deboli, siamo fragili, abbiamo paure... e non c’è nulla di male a riconoscerlo. Anzi. In questa situazione come in altre.
Vivere con la consapevolezza dei nostri limiti e della nostra fragilità è una grande conquista. Superare un atteggiamento machista che ha fatto e continua a fare tanti danni. Ci isola, ci rende nemici, in continua competizione, mette l’io davanti a tutto, la nostra “vittoria” passa dalla “sconfitta” dell’altro. Invece scoprirci, accettarci e confessarci fragili può significare riflettere sul fatto che nella nostra fragilità possiamo vivere e trovare ragioni di incontro, di solidarietà, di alleanza, di comunità.
Ecco, penso che insieme a tutte le misure pratiche che stiamo e dobbiamo assumere, quelle sanitarie, quelle comportamentali, quelle economiche di sostegno ai tanti lavoratori in difficoltà, alle tante aziende che andranno aiutate, un cambio di mentalità sarà forse la misura più importante, per saper affrontare il presente d il futuro, e anche per riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente attorno a noi, su come uno sviluppo diverso, più equilibrato e più ecologico, sia la necessità e anche l’opportunità per il giorno dopo.