Qualche riflessione, parziale, sul voto di domenica e lunedì
Alla prova delle elezioni amministrative, di un voto dunque particolare, che fa i conti con la vita delle realtà locali e con candidati ben inseriti nel tessuto sociale di quei comuni, il PD, nonostante il pesante calo dell'affluenza, ha dimostrato tenuta e radicamento. Contrariamente alla perdita di elettori per il Pdl e al significativo crollo di consensi relativi e assoluti da parte del M5S.
La media regionale tra i soli 4 partiti che si sono presentati ovunque nei 12 Comuni principali della Lombardia è la seguente: PD 26,77 PDL 12,89 Lega 6,83 M5S 8,48 Alle scorse politiche la media lombarda è stata: PD 25,60 PDL 20,80 Lega 12,93 M5S 19,65.
Valutare correttamente questo appuntamento significa considerare che si trattava di un momento di forte rilevanza locale, poco influenzato quindi dai sondaggi d'opinione o da alcune deformazioni della rete che tende a far emergere di più le posizioni più marcate o ancora da querelle interne ai partiti. E questo è un punto non indifferente nell'analisi del voto: perché smonta la tesi di chi vede in contrapposizione un cosiddetto PD organico e d'apparato e uno più aperto alle contaminazioni sociali e culturali. A riprova la storia stessa e le personalità dei diversi candidati sindaci e consiglieri PD, le cui posizioni e provenienze sono, per fortuna, le più eterogenee.
Sgomberato dunque il campo dalle dietrologie sulle battaglie in seno ai democratici e considerate le differenze tra città e città, le urne ci consegnano la conferma di una struttura bipolare che vede tutti i ballottaggi tra PD e suoi alleati avversi al Pdl e ai suoi alleati. Quando, invece, solo due mesi fa si parlava di voto tripolarizzato per l'eccezionale risultato dei cinquestelle.
Pare infatti che chi ha votato il M5S, credendo che potesse rappresentare la profonda delusione e distanza dal sistema della Politica, oggi abbia ritenuto, non senza alcune ragioni, inefficace quella scelta e rigettato anche quel voto. Non mi rallegro per questo, anzi: anche perché la scelta non è stata quella di dare fiducia al PD ma di abbandonare il campo. Per questo la pesante riflessione in corso sulle forme della rappresentanza deve uscire rafforzata. E questo voto deve essere di stimolo al cambiamento per tutta la Politica e più in generale per le classi dominanti e dirigenti del Paese.
Occorre uno sforzo corale per abbandonare l'arroganza delle parti e dare risposte. Forse questo bagno di realtà potrebbe (certo dovrebbe) placare un po' le urla dei troppi che, immaginandosi portatori di verità, si autoproclamano interpreti del volere del popolo. E chiamare tutti ad una mitezza che produca risposte, come peraltro spesso avviene in Aula alla Camera o nei lavori nelle Commissioni, questi ultimi purtroppo poco noti.
Credo che il PD si trovi di fronte a una nuova sfida. Per questo deve dare protagonismo nel percorso congressuale a quei sindaci e a quei candidati che più di altri hanno oggi il polso reale dei bisogni dei cittadini. Il ballottaggio poi sarà tutta un'altra partita. Ma già da oggi siamo al lavoro con il massimo impegno per vincerla.