Più equità e meno tasse sul lavoro. Non solo 80 euro.
Bonus fiscale di 80 euro per circa 10 milioni di lavoratori. Riduzione delle tasse per le imprese, risparmi della macchina dello Stato. Questo il cuore del provvedimento approvato in maniera definitiva oggi alla Camera dei Deputati.
C'è una coerenza forte tra rendere più semplice ed efficiente le strutture dello Stato e restituire risorse ai dipendenti a reddito medio basso, dopo anni in cui lo Stato ha chiesto a questa categoria sacrifici.
C'è un forte tratto di giustizia sociale e di redistribuzione. Partendo dai più deboli. Per questo Il credito Irpef si estende anche ai lavoratori che percepiscono somme a sostegno del reddito anche fuori dal mondo del lavoro, cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione.
Si tratta di un ottimo, decisivo, concreto, passo per rilanciare i consumi, ormai stagnanti da troppo tempo, rilanciare l'economia reale, rilanciare la voglia di tornare a credere e di investire.
Le famiglie potranno spendere di più, mentre le aziende saranno nella condizione di tornare ad investire, stimolate a creare lavoro ed occupazione. Stringere la cinghia alla pubblica amministrazione, creare nuove opportunità tagliando le tasse alle imprese, favorire nuove occasioni di crescita, sostenendo i consumi delle famiglie
All'articolo 1 del decreto-legge si prevede un bonus fiscale pari a 640 euro per i lavoratori dipendenti, ovvero 80 euro al mese da maggio a dicembre per i possessori di un reddito complessivo non superiore a 24 mila euro.
Il provvedimento stabilisce che, in caso di superamento di questo limite, il credito decresca, fino ad azzerarsi, al raggiungimento di un livello di reddito complessivo pari a 26 mila euro. Il bonus non concorre alla formazione del reddito e per ottenerlo non c’è bisogno di avanzare alcuna domanda: viene riconosciuto automaticamente dai sostituti d'imposta.
Il passo ulteriore sarà destinare risorse agli incapienti, a chi percepisce fino a 8 mila euro di reddito annuo, e a quel milione di famiglie che è fuori dal mondo del lavoro, da ogni fascia di reddito e non gode di alcun ammortizzatore sociale. Allo stesso tempo è fondamentale e assolutamente urgente anche un intervento per le pensioni minime e per le partite IVA.
Dalla parte delle imprese, si riducono le aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive, la tanto odiata IRAP, con un taglio complessivo del 10 per cento per tutte le aziende. Inoltre, il Governo ha stabilito un taglio anche alla possibilità per le regioni di aumentare le aliquote con addizionali regionali: abbiamo ridotto il gap.
Si è molto discusso sulle coperture del decreto IRPEF. Gli 80 euro a 10 milioni di lavoratori hanno copertura certa, forte e solida.
È stato istituito un fondo per la copertura dell'IRPEF e per rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale, a cui sono assegnati 2,7 miliardi di euro per il 2015, 4,7 miliardi di euro per il 2016, 4,1 miliardi di euro per il 2017 e 2 miliardi di euro a partire dal 2019. Risorse strutturali presenti nel DEF: nessun rischio per la finanza pubblica.
Le risorse arrivano anche dal raddoppio delle aliquote alle banche sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia e dalle rendite finanziarie. Agli istituti di credito viene chiesto di partecipare allo sforzo per risanare il Paese. Sale dal 20 al 26 per cento, senza toccare i BOT e i titoli di Stato l'aliquota sulle rendite finanziarie. L'impatto sui piccoli risparmiatori è minimo, mentre interviene in modo consistente sui grandi capitali, riducendo dunque la tassazione sulle imprese e di conseguenza sul lavoro.
Fa parte del provvedimento il tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240 mila euro, una parte dei quali legati all'andamento dell'economia ed ai risultati conseguiti.
Un punto essenziale del decreto è rivolto ad una lotta dura all'evasione fiscale. Il provvedimento prevede, all'articolo 6, che il Governo debba attuare un serio programma per la definizione di ulteriori misure al fine di ottenere, entro la fine del prossimo anno, un incremento di almeno 2 miliardi di euro rispetto a quanto ottenuto nel 2013. Le maggiori entrate sono destinate, all'articolo 7, alla copertura finanziaria del decreto.
La parte senza dubbio più consistente del decreto è destinata ad interventi per realizzare una puntuale razionalizzazione della spesa pubblica, un risparmio di spesa per i Ministeri e anche per la Presidenza del Consiglio, il contenimento della spesa degli organi costituzionali.
Qui il testo del provvedimento:
http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=17PDL0021890#
Lavoro, occupazione e sviluppo sono priorità assolute.
LE NORME
Il Governo ha deciso di suddividere i primi interventi sul mercato del lavoro in due tranches: subito un decreto legge, successivamente una legge-delega. Il primo, subito entrato in vigore, è stato approvato la scorsa settimana alla Camera per la conversione in legge; la seconda è stata da poco incardinata al Senato.
LA LEGGE DELEGA
Le deleghe al Governo comprese nel disegno di legge ora depositato al Senato sono sostanzialmente cinque: 1) ammortizzatori sociali; 2) riordino della normativa sui servizi e la politica attiva per il lavoro; 3) e 4) semplificazione di procedure e adempimenti e per il riordino dei rapporti di lavoro; 5) maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il Governo dovrà poi dare attuazione con uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall’entrata in vigore.
IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
Presentato dal Governo fa un suo punto della situazione del lavoro, collegandola al quadro generale degli interventi economici e legislativi. Si va dalle previsioni di occupazione e disoccupazione, agli interventi per il tempo indeterminato e gli ammortizzatori sociali; dai primi interventi sui contratti all’estensione delle norme contro le “dimissioni in bianco”; dalla prossima legge-delega sul lavoro ai famosi 80 euro di detrazione IRPEF; dalla Garanzia Giovani alle previsioni macroeconomiche che queste riforme avranno.
Per approfondirne i contenuti puoi leggere un sunto qui.
Garanzia Giovani è la strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile a cui l’Unione Europea ha destinato importanti risorse destinata a ragazzi e ragazze tra i 15 e i 29 anni.
Il primo maggio, significativamente in concomitanza con la Festa dei Lavoratori, partirà finalmente il Piano Nazionale per la Garanzia Giovani. Attraverso il portale istituzionale www.garanziagiovani.gov.it ci si potrà registrare per essere poi contattati dalle strutture territoriali (centri pubblici per l’impiego o strutture convenzionate) per fissare un colloquio: questo si tradurrà in un “profilo” e un percorso di orientamento personalizzato per definire un progetto lavorativo o di formazione. Tutto ciò dovrà avvenire entro e non oltre quattro mesi dalla registrazione telematica. Si potrà così accedere ad una gamma di percorsi possibili: l’inserimento in un contratto di lavoro dipendente, l’avvio di un apprendistato o di un tirocinio, un impegno di servizio civile, una formazione specifica professionalizzante, l’accompagnamento nell’avvio di una attività imprenditoriale in proprio o di un lavoro autonomo.
In queste settimane, la Commissione Lavoro della Camera ha svolto numerose audizioni di strutture tecniche, rappresentanze professionali, parti sociali ed esperti. L’intenzione è stata quella di sentire quante più opinioni possibile da parte di chi vive o studia il mercato del lavoro, per completare il processo che un decreto “di necessità ed urgenza” non può fare e che invece è necessario e doveroso da parte del Parlamento nella conversione in legge.
Puoi leggere i resoconti di ISFOL, Confindustria e Cgil qui.
Dalle audizioni in Commissione
Nel corso di queste settimane, la Commissione Lavoro della Camera ha svolto numerose audizioni di strutture tecniche, rappresentanze professionali, parti sociali ed esperti. L’intenzione è stata quella di sentire quante più opinioni possibile da parte di chi vive o studia il mercato del lavoro, per completare il processo che un decreto “di necessità ed urgenza” non può fare e che invece è necessario e doveroso da parte del Parlmento nella conversione in legge. Mi fa piacere dare qui brevemente conto di alcuni dei contributi a mio parere più rappresentativi. Sono infatti convinta che la trasparenza delle azioni passi innanzitutto da quella delle informazioni. (Di seguito i resoconti di ISFOL, Confindustria e Cgil).
Misure per la competitività e la giustizia sociale
Il decreto-legge varato venerdì 18 aprile dal Governo contiene interventi finalizzati a maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese.
In particolare, le misure di riduzione del cuneo fiscale hanno l’obiettivo di stimolare l’economia attraverso un aumento dei consumi e la creazione di un ambiente economico più favorevole agli imprenditori e agli investimenti produttivi. L'impatto potenziale dei due interventi combinati, in favore dei lavoratori dipendenti e in favore delle imprese, è tale da invertire la crisi di fiducia che frena il sistema economico del Paese e può cambiare il verso della fase economica che viene da una lunga recessione.
Questi interventi comportano un onere per le finanze pubbliche in termini di minori introiti o maggiori spese per un importo complessivo di 7,7 miliardi.
Dall’altro lato, le misure per un’Italia coraggiosa e semplice riguardano un forte impegno per una Pubblica amministrazione più efficiente, dotata di strumenti più intelligenti, a costi più ridotti. L’opera di Revisione della Spesa va infatti a individuare sia interventi destinati a ridurre sprechi e inefficienze, a ridurre i costi della politica, sia misure per avviare la trasformazione degli apparati dello Stato e delle amministrazioni centrali e periferiche verso un assetto più funzionale, sobrio ed efficiente.
Rilancio dell’economia attraverso la riduzione del cuneo fiscale - Meno tasse per lavoratori dipendenti e assimilati e meno tasse per le imprese
Dieci miliardi per dieci milioni di persone che beneficeranno del taglio del cuneo fiscale su base annua: è la misura che apre il decreto, prevedendo i 6,7 miliardi a copertura da maggio a dicembre 2014. Attraverso un credito di imposta a partire dalle buste paga relative al mese lavorativo di maggio 2014 aumenta la retribuzione netta dei lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano tra 8.000 e 24.000 euro lordi e che avranno 80 euro in più al mese.
La seconda misura di riduzione fiscale riguarda l’Irap, che viene tagliata del 10% e la cui aliquota principale scenderà dal 3,9% al 3,5%. Il beneficio finanziario per le imprese nell’anno 2014 è pari a 700 milioni.
Rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale
Dal recupero dell’evasione fiscale sono 300 i milioni recuperati dalle iniziative del 2013. Il governo intende rafforzare la lotta all’evasione realizzando, anche su indicazioni delle Camere - cui presenterà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto un rapporto di monitoraggio - un programma di ulteriori misure ed interventi di prevenzione e di contrasto e allo scopo di conseguire nell’anno 2015 un incremento di almeno 2 miliardi di euro di entrate rispetto a quelle ottenute nell’anno 2013.
Pagamento dei debiti arretrati delle pubbliche amministrazioni
Viene incrementato il plafond delle risorse finanziarie a disposizione degli enti delle pubbliche amministrazioni che hanno debiti nei confronti di terzi. Oltre ai 47 miliardi già stanziati, in parte pagati e in parte in corso di pagamento, il Governo rende disponibili ulteriori 13 miliardi.
Inoltre viene istituito il meccanismo che agevola la cessione del credito delle imprese agli istituti finanziari, grazie a una garanzia dello Stato e al ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.
L’ulteriore pagamento di debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni produrrà nel 2014 un incremento del gettito dell’IVA dovuto (calcolato prudenzialmente su 5 miliardi di euro, che corrispondono alle richieste pervenute dagli enti debitori) per 650 milioni.
Revisione della spesa, semplificazione ed efficienza nelle pubbliche amministrazioni
Al fine di rendere più razionale ed efficace la spesa di funzionamento della burocrazia pubblica per beni e servizi, vengono individuati soggetti aggregatori di riferimento per stabilire condizioni standard di acquisto, tra cui Consip e una centrale di committenza per ogni regione. Il numero complessivo di soggetti aggregatori sul territorio nazionale non può essere superiore a 35.
Le amministrazioni pubbliche debbono pubblicare sui siti istituzionali ed attraverso un portale unico i dati relativi alla spesa e l’indicatore della tempestività dei pagamenti.
A decorrere dall’entrata in vigore del decreto è inoltre prevista - ripartita in egual misura tra Stato, Regioni ed enti locali - una riduzione della spesa per beni e servizi pari 2.100 milioni.
Un tetto di acquisto riguarda anche le auto di servizio - tranne i mezzi indispensabili per servizi di sicurezza e sociali – e che vedrà ad esempio l’assegnazione di sole 5 auto di servizio a Ministero.
Sono previste specifiche misure per ridurre gli affitti di immobili da parte di enti pubblici e per un miglior utilizzo degli spazi esistenti. Dalla facoltà di ricontrattare i canoni di locazione degli immobili dello Stato ci si attende un risparmio di 100 milioni.
Così come possono esser ridotti i costi di gestione della Tesoreria dello Stato per 250 milioni.
Alla Rai viene chiesto un impegno che vada a ridurre il trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni per l’anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate.
Iniziative per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione
È previsto un ulteriore incremento della digitalizzazione della macchina pubblica, con 100 milioni di euro di risparmi, e con l’anticipazione dell’obbligo per la fatturazione elettronica e la pubblicazione telematica di avvisi e bandi di gara.
Tetto a 240 mila euro per dirigenti e manager della pubblica amministrazione
Viene stabilito un tetto ai compensi dei dirigenti della pubblica amministrazione, che non potranno superare l’importo annuo massimo di 240 mila euro lordo. Una somma corrispondente a quella percepita dal Capo dello Stato. Si va quindi a ridurre di oltre 70 mila euro il tetto dei compensi dei dirigenti pubblici e i manager delle società partecipate fissato a 311mila euro. La misura, dal 1° maggio 2014, rientra in una revisione organica degli assetti retributivi dei dipendenti delle amministrazioni e degli organismi e delle società partecipate, ad esclusione di quelle emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, finalizzata al contenimento della spesa pubblica ed alla razionalizzazione e perequazione dei trattamenti economici. La somma è al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente.
Concorso degli organi costituzionali alla riduzione della spesa pubblica
Per l’anno 2014 si prevede il concorso alla riduzione della spesa pubblica da parte degli organi costituzionali, Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Corte Costituzionale, nel rispetto delle loro prerogative di autonomia, secondo le cifre deliberate per 50 milioni di euro. In attesa della Riforma costituzionale per il Cnel è previsto nel 2014 un minor stanziamento di 5 milioni di euro.
Rivalutazione quote Bankitalia e rendite finanziarie tra i provvedimenti di copertura
Tra le misure di copertura delle misure adottate, l’aumento al 26% dell’aliquota d’imposta sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia, che produrrà 1.800 milioni, e l’aumento al 26% delle rendite finanziarie per tutti i servizi/prodotti attualmente tassati al 20%.
È prevista inoltre la riduzione da 3 anni a 1 anno del numero di rate per il pagamento dell’imposta sulle plusvalenze dalla rivalutazione degli asset d’impresa (gli importi previsti per il 2015 e il 2016 dovranno essere corrisposti nel 2014) per un importo di 600 milioni.
Ristrutturazione debito regionale e superamento province
Viene offerta alle Regioni la possibilità di rinegoziare il proprio debito con lo Stato, aumentando il tempo utile per il rimborso di mutui già sottoscritti.
Dal riordino delle province determinato dalla legge appena approvata si attendono 100 milioni nel 2014.
Nuovi fondi per la ristrutturazione delle scuole
Grazie ad un allentamento del patto di stabilità interno, le risorse per la ristrutturazione degli edifici scolastici si incrementano di 122 milioni di euro e di 300 milioni attraverso la riprogrammazione di fondi.