Provo a dare una chiave di lettura, la mia, sul passaggio ala guida del Governo Da Letta a Renzi. Sincera, franca, e quindi forse un po' sgradevole. Lo faccio seppure un po' contro voglia perché temo che il delirio di opinioni continue e su tutto, senza il tempo e la pazienza di riflettere, ragionare, stare a vedere come si evolvono le cose sia un nodo del problema.
Non ho sostenuto Matteo Renzi alle primarie dell'8 dicembre. Secondo me non aveva senso eleggere un candidato premier, ma un segretario, cosa che si sarebbe dovuta fare con il solo voto degli iscritti. Pensavo che Renzi dovesse fare il sindaco di Firenze e Letta il Presidente del Consiglio dei Ministri. Pensavo che il candidato premier lo si sarebbe dovuto scegliere come coalizione al momento di andare al voto. Ho sostenuto questa posizione in ogni modo, scrivendo, intervenendo, battendomi. Sempre pubblicamente e lealmente. Non la pensavano così in molti mi pare.
Ho sostenuto con convinzione il governo Letta. Per le qualità personali e politiche di Letta, di cui sono ancora più convinto in questi giorni. Ma soprattutto perché secondo me aveva un senso: noi avevamo e abbiamo bisogno di rimettere a posto il campo da gioco prima di riprendere la partita. La sfida, giusta, necessaria, democratica tra visioni diverse è praticabile con dati economici e tassi di tenuta civile e democratica che oggi non ci sono. Anche questo ho scritto, detto, sostenuto, senza, devo dire, vedere molto supporto.
Abbiamo scelto una strada diversa. Dico "abbiamo" perché ognuno di noi ha le proprie idee per cui si batte, ma bisogna saper accettare quali sono quelle prevalenti, è un fondamento democratico. Primarie, aperte, che implicano un mandato popolare di guida e di governo, sulla base del contenuto politico della necessità di una scossa, un'accelerazione, che bisognava farla finita con la presunta lentezza di Letta.
Quello che è successo poi è la logica conseguenza di quelle primarie e di quell'impostazione. Anche lo stile, il modo, era tutto ben presente. Sarà poco politico dirlo ma mi sembra un po' ipocrita la reazione di tutti coloro che hanno contribuito culturalmente e politicamente a questo risultato e che oggi si sorprendono, si scandalizzano, si stracciano le vesti.
Dico tutto questo senza astio. E con la sincera speranza che Renzi riesca, con l'impegno totale e personale, a contribuire positivamente soprattutto negli ambiti in cui ritengo sia prioritario: sulle importanti azioni che si possono mettere in campo di politiche culturali ed economia della cultura, che non sono orpelli ma elementi strategici di una ripartenza, e sul lavoro, in particolare sulle crisi di un settore tecnologico le cui speranze per lavoratori e per lo sviluppo del Paese non sono e non devono essere perdute. Mettendocela tutta perché da questa situazione si riesca a far uscire il meglio, perché si diano risposte ai cittadini, alle persone in difficoltà, ai nostri territori.