Il 4 di dicembre saremo chiamati ad un voto di conferma o meno della riforma costituzionale approvata dal Parlamento.
Ho grande rispetto per tutte le posizioni, a condizione però che chi le sostiene lo faccia entrando nel merito della proposta di riforma e non invece, come purtroppo accade, le utilizzi in modo strumentale per ragioni di parte, contro il Governo o contro questo o quel personaggio politico.
La riforma ora sottoposta al voto dei cittadini ha come centro il superamento del bicameralismo paritario.
Il suo obiettivo è mettere questo Paese in condizione di affrontare e risolvere i problemi, e non solo di discuterne.
Per come sono composti oggi la Camera e il Senato, eletti con modalità diverse e da una base elettorale differente, come previsto dalla seconda parte della Costituzione, ma entrambi titolari dello stesso potere legislativo, diventa matematico che si creino maggioranze diverse e variabili e che molti temi non vengano mai affrontati o subiscano estenuanti mediazioni, spesso al ribasso, che si ripetano governi con maggioranze composite, risicate, forzate impossibilitati a decidere su alcuni temi e deboli.
Questo lo riconoscono praticamente tutti, compresi molti tra coloro che sostengono il NO. Che però rimandano a una riforma futuribile, che non si è realizzata in passato e non c'è ragione perché possa realizzarsi in futuro, a maggior ragione se dal Paese venisse uno stop alle modifiche proposte.
Il tempo per provare a concretizzare questo obiettivo è questo. Per questo è stata necessaria una riforma della seconda parte, secondo le regole previste dalla Costituzione stessa, ed è importante che chi si riconosce in quella necessità la sostenga votando SI.
La democrazia funziona se è in grado di rispondere in tempi utili. Il Parlamento deve essere nella condizione di dover decidere.
Decidere non è un privilegio del politico, del parlamentare, è un suo dovere, perché la democrazia si basa sulla rappresentanza, ma anche sulla capacità di risolvere i problemi da parte del rappresentante. E sulla possibilità per il cittadino di valutare se il suo rappresentante ha fatto bene o meno.
Oggi va un po’ troppo di moda la cultura del megafono, la politica come pura denuncia dei problemi, come amplificazione della protesta.
Io penso che chi sta nelle istituzioni debba ascoltare la voce dei cittadini, ma non fare il megafono. Ascoltare e soprattutto risolvere i problemi, trovare soluzioni, inventarsi anche modi nuovi per risolverli. Se no è del tutto inutile.
Il fatto che ad ogni elezione ci siano tanti cittadini in meno che vanno a votare, ci dice che i cittadini pensano che la democrazia è inutile: questo è il tema che noi dobbiamo affrontare.
Se i cittadini sceglieranno di dire SI avremo dimostrato che un processo riformatore in questo Paese può iniziare, avere un percorso e arrivare a una conclusione - e questo è un fatto che dà dignità alla politica - e avere finalmente gli strumenti per essere più capaci di dare le risposte necessarie.
Non è in discussione il fatto di rafforzare un partito, una leadership o un governo, non si vota per quello. Si tratta di ridare alla politica la sua funzione e la sua dignità.