Investire in Cultura per un nuovo Rinascimento

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Il mio intervento alla Camera sulle norme a sostegno di Cultura e Turismo
 
 Signor Presidente, si è parlato di una svolta rispetto all'attenzione verso la cultura e alla cultura come centro dello sviluppo. Perché questa svolta sia vera bisogna avere consapevolezza di quali sono i nemici che si hanno di fronte. I nemici più palesi sono quelli che sono stati citati più volte, quelli che dicono che con la cultura non si mangia. Sono i nemici più facili da combattere, perché si manifestano. Poi esistono altri tipi di nemici. 
  C’è un nemico pericoloso, quello che pensa che la cultura sia un lusso e magari pensa che questo lusso sia qualcosa di importante, di utile da avere nei periodi in cui ce lo si può permettere, ma nei periodi di difficoltà ai lussi bisogna rinunciare. 
  Noi pensiamo un'altra cosa, pensiamo che la cultura non sia un lusso ma sia una necessità primaria. Anzi, pensiamo che nei momenti di difficoltà, nei momenti di crisi, come la crisi che stiamo attraversando, che sicuramente è una crisi economica ma innanzitutto una crisi di identità, una crisi di senso e una crisi di comprensione del senso del proprio tempo, la cultura sia l'elemento chiave con cui si può uscire dalla crisi. 
  Allora, quando noi pensiamo alla cultura come motore dello sviluppo – e questo provvedimento va in questa direzione – noi pensiamo che da lì occorra ripartire, cioè occorra ripartire nell'investire nella cultura delle persone, innanzitutto, e che il nostro patrimonio culturale, la nostra ricchezza turistica e le opportunità che questo Paese può dare siano il motore vero per ritrovare un senso allo sviluppo del Paese. 
  Si dice che l'eredità che noi abbiamo alle spalle può diventare persino un limite, perché può diventare qualcosa che abbiamo paura di toccare, qualcosa che abbiamo paura di frequentare, invece la nostra eredità deve essere un elemento del futuro, un elemento per guardare avanti, per crescere, un po’ come quello che accadde nel Rinascimento italiano, che forse è stato il momento in cui l'Italia ha dato il massimo di sé, un'epoca in cui si è guardato ai grandi classici del passato con rispetto e con amore; non con timore, ma con l'idea di poterli rinnovare, di poterli reinterpretare. Questa città dove noi siamo oggi nasce grazie a quell'idea. 
  Noi oggi abbiamo bisogno, in Italia e in Europa (siamo nel semestre europeo), di questa idea, di un'idea di rinascimento. E questo rinascimento può passare attraverso un nuovo rapporto con la cultura, pensando che, quando si ragiona in termini di investimento e di sviluppo, si pensa sì all'indotto, si pensa sì a quello che può tornare direttamente, ma è molto più importante quello che torna sul lungo periodo, quello che nella capacità di fare qualunque mestiere, anche quello che può sembrare meno collegato con la cultura, l'investimento culturale produrrà come ritorno.
  È questa la chiave fondamentale, perché su questo si gioca la battaglia che ogni euro speso in cultura è un investimento. E, quindi, anche la battaglia che dovremo fare in Europa su come dev'essere calcolato un bilancio dello Stato, quella per distinguere la spesa dall'investimento, perché questo è il tema fondamentale. 
  E anche sul rapporto con il privato, che è stato richiamato, noi non abbiamo paura di questa parola. Però, forse varrebbe la pena di tornarci un momento, e pensare se «privato» dipende da di chi è la proprietà, o se è la finalità che va valutata come privata o come pubblica. E, allora, noi pensiamo che chi investe e scommette sul patrimonio di questo Paese, stia facendo un atto pubblico, e per questo gli riconosciamo un credito fiscale – e lo dico rispetto anche ad alcuni degli interventi che ho sentito – mettendo risorse pubbliche, perché non cediamo al privato l'onere o l'onore di investire sul nostro patrimonio, perché con un art-bonus come questo è il pubblico che mette il 65 per cento delle risorse e il privato mette il rimanente 35. Certo, cercando di generare un rapporto virtuoso, e questo sì che è importante ! Perché noi dobbiamo fare in modo che questi investimenti e che queste risorse siano giocate perché generino nuove risorse. 
  Allora, in questo senso, la metafora del petrolio, o anche – l'ho sentita oggi – del giacimento d'oro, è sbagliata perché è una metafora che ragiona nel campo dello sfruttamento. Noi non dobbiamo sfruttare il nostro patrimonio: noi lo dobbiamo far fruttare, dobbiamo fare sì che, come nella coltivazione, da un seme si generino piante, e che si generino frutti che generino nuovi semi, e che anche questi generino nuove piante e nuovi frutti. È questo il meccanismo virtuoso con cui noi ci approcciamo alla cultura ! 
  E, allora, in questo senso ci sono diversi elementi di questo provvedimento che vanno in questa direzione. Io credo che, ad esempio, sia molto importante – lo ha citato il collega Benamati – quando intervenendo sulla normativa prevista nell'articolo 13 di «Destinazione Italia», noi attribuiamo al Ministero dei beni culturali, di concerto con quello degli affari regionali, di promuovere quel decreto-legge. Ma perché c’è una forte intuizione in quel provvedimento «Destinazione Italia», e cioè che la coesione territoriale sia uno degli elementi chiave con cui noi possiamo ripartire, e che la coesione territoriale parta dalla capacità di valorizzare il nostro patrimonio. Cioè il nord e il sud del Paese lavorano insieme ! 
  E, ancora, sul concetto di «insieme»: noi abbiamo davanti un provvedimento che mette insieme cultura e turismo, perché l'unica possibilità che abbiamo per aumentare la presenza turistica in Italia, per qualificare la presenza turistica in Italia, per aumentare i mesi in cui l'Italia diventa attrattiva, è il nostro patrimonio culturale ! Perché noi dobbiamo far sì che certe mete che sono percepite solo come mete, ad esempio, di turismo balneare, invece riscoprano la loro reale condizione di mete anche di turismo culturale, e quindi siano spendibili su tutto l'arco dell'anno; oppure dobbiamo far sì che i turisti non si fermino sulle tradizionali e classiche tappe del Grand Tour italiano, ma riescano a scoprire quell'enormità di borghi e di paesi di cui la nostra Italia è fatta. 
  C’è un collega che è andato in Europa, e parlava sempre del suo Sacro Monte di Varallo. Ecco, noi pensiamo che non si debba cadere nei singoli provvedimenti: siamo stati molto rigorosi in questo decreto-legge nel non far inserire singoli provvedimenti; ma come è stato detto anche dalla collega Manzi, abbiamo un progetto nazionale che però può valorizzare, con l'aiuto degli enti locali e partendo dalle esperienze degli enti locali e degli amministratori locali, tanti progetti del territorio in una chiave nazionale.
  In questo senso credo che davvero si sia iniziata una strada nuova. Ho ascoltato con attenzione soprattutto le critiche, perché le critiche vanno ascoltate con attenzione, sono importanti. Noi dobbiamo far tesoro delle critiche, ma uscire da un'idea per cui tutto va male, per cui tutto viene criticato in maniera violenta: c’è un modo, c’è una critica che aiuta il bambino a crescere, e c’è una critica che fa sì che il bambino si demoralizzi e non si muova neanche più dal suo posto. 
  Ecco, se l'Italia è un bambino, o meglio una bambina, ha bisogno di una classe dirigente che gli dica certo che cosa può migliorare, ma che gli dia coraggio verso questo miglioramento.
    Il nostro patrimonio nasce da quello ! In questo senso io credo che occorra un nuovo Rinascimento. 
  Nell'ascoltare alcuni degli interventi io mi sono convinto di una cosa, ossia che, anche nel dibattito in Aula, molti ci diranno che, sulle buone intuizioni di questo decreto, qualcosa in più si poteva fare. È a tutti evidente che, con riferimento all’art-bonus in particolare, a tutti noi vengono in mente mille altre occasioni in cui sarebbe giusto, dovuto, utile, efficace, applicare un credito fiscale. Però noi dobbiamo partire pur da qualche parte e dobbiamo partire anche con il passo giusto. 
  Io sono un appassionato di montagna: chi ha la passione della montagna sa che, se si parte con il passo sbagliato, se si tenta di andare troppo in fretta, se si tenta di allungare troppo il passo alla vetta non si arriva mai. Allora, se noi pensassimo che questo è l'ultimo provvedimento, è chiaro che cercheremmo, sbagliando, di mettere dentro tutto in maniera frettolosa. Invece, noi dobbiamo pensare davvero che è iniziata una nuova strategia e lo dimostrano il susseguirsi di provvedimenti e l'annuncio, che io credo importante, dell'idea di fare una legge quadro, ad esempio, sulla cultura e in particolare, sullo spettacolo, in particolare rivolta a quei lavoratori della cultura, che hanno bisogno del nostro aiuto, perché noi abbiamo bisogno che i tanti talenti e le tante energie italiane trovino un Paese, una normativa che sia di stimolo e favorevole e non un impedimento. 
  Questo è un altro concetto che io trovo importante in questo decreto, che tra l'altro il Ministro ha ripetuto più volte: l'eccesso di legislazione italiana è un problema. Noi abbiamo bisogno di non fare nuove leggi ma di delegificare e quindi abbiamo bisogno di realizzare tutte quelle cose che sono possibili senza una normativa e senza introdurle nelle normative. Molti degli emendamenti che abbiamo rifiutato li abbiamo rifiutati con questa logica e con questo rigore. Io spero, credo, anzi chiedo a tutti noi di impegnarci perché il Senato mantenga questo rigore, perché, nel provvedimento precedente, qualche cosa non è andato esattamente in questa direzione nell'altra camera. Io credo che questo rigore, che questo nostro atteggiamento ci debba portare a continuare questo tipo di lavoro e ad avere davvero la convinzione che noi stiamo facendo un cammino che va nella direzione di una svolta definitiva rispetto all'approccio della cultura, sapendo che questa battaglia è una battaglia politica di primo ordine, è una battaglia culturale e che dobbiamo aver presente, come dicevo, quali sono i nostri nemici ma dobbiamo pensare che là fuori abbiamo tanti amici e tante persone che hanno voglia di investire, che mettono in campo ogni giorno il loro tempo, le loro energie come volontari, come professionisti, come imprenditori, per far davvero ripartire questo Paese, per dargli il ruolo che in Europa merita.

Più equità e meno tasse sul lavoro. Non solo 80 euro.

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Bonus fiscale di 80 euro per circa 10 milioni di lavoratori. Riduzione delle tasse per le imprese, risparmi della macchina dello Stato. Questo il cuore del provvedimento approvato in maniera definitiva oggi alla Camera dei Deputati.

C'è una coerenza forte tra rendere più semplice ed efficiente le strutture dello Stato e restituire risorse ai dipendenti a reddito medio basso, dopo anni in cui lo Stato ha chiesto a questa categoria sacrifici.

C'è un forte tratto di giustizia sociale e di redistribuzione. Partendo dai più deboli. Per questo Il credito Irpef si estende anche ai lavoratori che percepiscono somme a sostegno del reddito anche fuori dal mondo del lavoro, cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione.

Si tratta di un ottimo, decisivo, concreto, passo per rilanciare i consumi, ormai stagnanti da troppo tempo, rilanciare l'economia reale, rilanciare la voglia di tornare a credere e di investire.

Le famiglie potranno spendere di più, mentre le aziende saranno nella condizione di tornare ad investire, stimolate a creare lavoro ed occupazione. Stringere la cinghia alla pubblica amministrazione, creare nuove opportunità tagliando le tasse alle imprese, favorire nuove occasioni di crescita, sostenendo i consumi delle famiglie

All'articolo 1 del decreto-legge si prevede un bonus fiscale pari a 640 euro per i lavoratori dipendenti, ovvero 80 euro al mese da maggio a dicembre per i possessori di un reddito complessivo non superiore a 24 mila euro.

Il provvedimento stabilisce che, in caso di superamento di questo limite, il credito decresca, fino ad azzerarsi, al raggiungimento di un livello di reddito complessivo pari a 26 mila euro. Il bonus non concorre alla formazione del reddito e per ottenerlo non c’è bisogno di avanzare alcuna domanda: viene riconosciuto automaticamente dai sostituti d'imposta.

Il passo ulteriore sarà destinare risorse agli incapienti, a chi percepisce fino a 8 mila euro di reddito annuo, e a quel milione di famiglie che è fuori dal mondo del lavoro, da ogni fascia di reddito e non gode di alcun ammortizzatore sociale. Allo stesso tempo è fondamentale e assolutamente urgente anche un intervento per le pensioni minime e per le partite IVA.

Dalla parte delle imprese, si riducono le aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive, la tanto odiata IRAP, con un taglio complessivo del 10 per cento per tutte le aziende. Inoltre, il Governo ha stabilito un taglio anche alla possibilità per le regioni di aumentare le aliquote con addizionali regionali: abbiamo ridotto il gap.

Si è molto discusso sulle coperture del decreto IRPEF. Gli 80 euro a 10 milioni di lavoratori hanno copertura certa, forte e solida.

È stato istituito un fondo per la copertura dell'IRPEF e per rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale, a cui sono assegnati 2,7 miliardi di euro per il 2015, 4,7 miliardi di euro per il 2016, 4,1 miliardi di euro per il 2017 e 2 miliardi di euro a partire dal 2019. Risorse strutturali presenti nel DEF: nessun rischio per la finanza pubblica.

Le risorse arrivano anche dal raddoppio delle aliquote alle banche sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia e dalle rendite finanziarie. Agli istituti di credito viene chiesto di partecipare allo sforzo per risanare il Paese. Sale dal 20 al 26 per cento, senza toccare i BOT e i titoli di Stato l'aliquota sulle rendite finanziarie. L'impatto sui piccoli risparmiatori è minimo, mentre interviene in modo consistente sui grandi capitali, riducendo dunque la tassazione sulle imprese e di conseguenza sul lavoro.   

Fa parte del provvedimento il tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240 mila euro, una parte dei quali legati all'andamento dell'economia ed ai risultati conseguiti.

Un punto essenziale del decreto è rivolto ad una lotta dura all'evasione fiscale. Il provvedimento prevede, all'articolo 6, che il Governo debba attuare un serio programma per la definizione di ulteriori misure al fine di ottenere, entro la fine del prossimo anno, un incremento di almeno 2 miliardi di euro rispetto a quanto ottenuto nel 2013. Le maggiori entrate sono destinate, all'articolo 7, alla copertura finanziaria del decreto.

La parte senza dubbio più consistente del decreto è destinata ad interventi per realizzare una puntuale razionalizzazione della spesa pubblica, un risparmio di spesa per i Ministeri e anche per la Presidenza del Consiglio, il contenimento della spesa degli organi costituzionali.

Qui il testo del provvedimento:

 http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=17PDL0021890#

Lavoro, occupazione e sviluppo sono priorità assolute.

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La crisi economica da troppo tempo morde le caviglie del Paese.
Pesa in maniera importante, a volte drammatica. Mette in crisi le possibilità per il futuro fino a minare la speranza. È nostro preciso dovere mettere tutta l'attenzione e tutto l'impegno per reagire e provare ad uscirne.
 
Tradotto in pratica per me questo ha voluto dire massima attenzione ad alcune cruciali vicende del nostro territorio: Micron,  Alcatel, Carrier, Bames.
 
Su questo si sono concentrati diversi miei interventi in aula, diverse iniziative, incontri con i lavoratori, pressioni e confronti sul Governo con interrogazioni, e con momenti di confronto diretto con il Ministro Guidi e con lo stesso Presidente del Consiglio.
 
Per tutte queste ragioni mi sembra importante, nella settimana che si chiude con la Festa dei Lavoratori, fare il punto sui provvedimenti che si stanno mettendo in campo. Dal decreto legge a sostegno dell'occupazione alla legge delega sulle norme in materia di lavoro al Documento di Economia e Finanza, alla "Garanzia Giovani".
 

LE NORME

Il Governo ha deciso di suddividere i primi interventi sul mercato del lavoro in due tranches: subito un decreto legge, successivamente una legge-delega. Il primo, subito entrato in vigore, è stato approvato la scorsa settimana alla Camera per la conversione in legge; la seconda è stata da poco incardinata al Senato.

IL DECRETO LAVORO
 
Il decreto n.34, entrato in vigore il 21 marzo scorso, ha avuto come focus principali la riforma del contratto a tempo determinato e dell’apprendistato, accompagnando a queste un intervento sul Documento di Regolarità Contributiva (DURC). 
Per conoscerne i principali contenuti trovi a questo indirizzo un dossier riassuntivo. 

LA LEGGE DELEGA

Le deleghe al Governo comprese nel disegno di legge ora depositato al Senato sono sostanzialmente cinque: 1) ammortizzatori sociali; 2) riordino della normativa sui servizi e la politica attiva per il lavoro; 3) e 4) semplificazione di procedure e adempimenti e per il riordino dei rapporti di lavoro; 5) maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il Governo dovrà poi dare attuazione con uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall’entrata in vigore.

IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

Presentato dal Governo fa un suo punto della situazione del lavoro, collegandola al quadro generale degli interventi economici e legislativi. Si va dalle previsioni di occupazione e disoccupazione, agli interventi per il tempo indeterminato e gli ammortizzatori sociali; dai primi interventi sui contratti all’estensione delle norme contro le “dimissioni in bianco”; dalla prossima legge-delega sul lavoro ai famosi 80 euro di detrazione IRPEF; dalla Garanzia Giovani alle previsioni macroeconomiche che queste riforme avranno.

Per approfondirne i contenuti puoi leggere un sunto qui.

LA GARANZIA GIOVANI

Garanzia Giovani è la strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile a cui l’Unione Europea ha destinato importanti risorse destinata a ragazzi e ragazze tra i 15 e i 29 anni.
Il primo maggio, significativamente in concomitanza con la Festa dei Lavoratori, partirà finalmente il Piano Nazionale per la Garanzia Giovani. Attraverso il portale istituzionale www.garanziagiovani.gov.it ci si potrà registrare per essere poi contattati dalle strutture territoriali (centri pubblici per l’impiego o strutture convenzionate) per fissare un colloquio: questo si tradurrà in un “profilo” e un percorso di orientamento personalizzato per definire un progetto lavorativo o di formazione. Tutto ciò dovrà avvenire entro e non oltre quattro mesi dalla registrazione telematica. Si potrà così accedere ad una gamma di percorsi possibili: l’inserimento in un contratto di lavoro dipendente, l’avvio di un apprendistato o di un tirocinio, un impegno di servizio civile, una formazione specifica professionalizzante, l’accompagnamento nell’avvio di una attività imprenditoriale in proprio o di un lavoro autonomo. 
 
IL QUADRO DI PARTENZA

In queste settimane, la Commissione Lavoro della Camera ha svolto numerose audizioni di strutture tecniche, rappresentanze professionali, parti sociali ed esperti. L’intenzione è stata quella di sentire quante più opinioni possibile da parte di chi vive o studia il mercato del lavoro, per completare il processo che un decreto “di necessità ed urgenza” non può fare e che invece è necessario e doveroso da parte del Parlamento nella conversione in legge.

Puoi leggere i resoconti di ISFOL, Confindustria e Cgil qui.

 

Dalle audizioni in Commissione

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Nel corso di queste settimane, la Commissione Lavoro della Camera ha svolto numerose audizioni di strutture tecniche, rappresentanze professionali, parti sociali ed esperti. L’intenzione è stata quella di sentire quante più opinioni possibile da parte di chi vive o studia il mercato del lavoro, per completare il processo che un decreto “di necessità ed urgenza” non può fare e che invece è necessario e doveroso da parte del Parlmento nella conversione in legge. Mi fa piacere dare qui brevemente conto di alcuni dei contributi a mio parere più rappresentativi. Sono infatti convinta che la trasparenza delle azioni passi innanzitutto da quella delle informazioni. (Di seguito i resoconti di ISFOL, Confindustria e Cgil).

Misure per la competitività e la giustizia sociale

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Il decreto-legge varato venerdì 18 aprile dal Governo contiene interventi finalizzati a  maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese.

 In particolare, le misure di riduzione del cuneo fiscale hanno l’obiettivo di stimolare l’economia attraverso un aumento dei consumi e la creazione di un ambiente economico più favorevole agli imprenditori e agli investimenti produttivi. L'impatto potenziale dei due interventi combinati, in favore dei lavoratori dipendenti e in favore delle imprese, è tale da invertire la crisi di fiducia che frena il sistema economico del Paese e può cambiare il verso della fase economica che viene da una lunga recessione. 

Questi interventi comportano un onere per le finanze pubbliche in termini di minori introiti o maggiori spese per un importo complessivo di 7,7 miliardi.
Dall’altro lato, le misure per un’Italia coraggiosa e semplice riguardano un forte impegno per una Pubblica amministrazione più efficiente, dotata di strumenti più intelligenti, a costi più ridotti. L’opera di Revisione della Spesa va infatti a individuare sia interventi destinati a ridurre sprechi e inefficienze, a ridurre i costi della politica, sia misure per  avviare la trasformazione degli apparati dello Stato e delle amministrazioni centrali e periferiche verso un assetto più funzionale, sobrio ed efficiente.

Rilancio dell’economia attraverso la riduzione del cuneo fiscale - Meno tasse per lavoratori dipendenti e assimilati  e meno tasse per le imprese
Dieci miliardi per dieci milioni di persone che beneficeranno del taglio del cuneo fiscale su base annua: è la misura che apre il decreto, prevedendo i 6,7 miliardi a copertura da maggio a dicembre  2014. Attraverso un credito di imposta a partire dalle buste paga relative al mese lavorativo di maggio 2014 aumenta la retribuzione netta dei lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano tra 8.000 e 24.000 euro lordi e che avranno 80 euro in più al mese. 
La seconda misura di riduzione fiscale riguarda l’Irap, che viene tagliata del 10% e  la cui aliquota principale scenderà dal 3,9% al 3,5%. Il beneficio finanziario per le imprese nell’anno 2014 è pari a 700 milioni.

Rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale
Dal recupero dell’evasione fiscale sono 300 i milioni recuperati dalle iniziative del 2013. Il governo intende rafforzare la lotta all’evasione realizzando, anche su indicazioni delle Camere - cui presenterà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto un rapporto di monitoraggio - un programma di ulteriori misure ed interventi di prevenzione e di contrasto e allo scopo di conseguire nell’anno 2015 un incremento di almeno 2 miliardi di euro di entrate rispetto a quelle ottenute nell’anno 2013.

Pagamento dei debiti arretrati delle pubbliche amministrazioni 
Viene incrementato il plafond delle risorse finanziarie a disposizione degli enti delle pubbliche amministrazioni che hanno debiti nei confronti di terzi. Oltre ai 47 miliardi già stanziati, in parte pagati e in parte in corso di pagamento, il Governo rende disponibili ulteriori 13 miliardi.
Inoltre viene istituito il meccanismo che agevola la cessione del credito delle imprese agli istituti finanziari, grazie a una garanzia dello Stato e al ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.
L’ulteriore pagamento di debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni produrrà nel 2014 un incremento del gettito dell’IVA dovuto (calcolato prudenzialmente su 5 miliardi di euro, che corrispondono alle richieste pervenute dagli enti debitori) per 650 milioni.

Revisione della spesa, semplificazione ed efficienza nelle pubbliche amministrazioni 
Al fine di rendere più razionale ed efficace la spesa di funzionamento della burocrazia pubblica per beni e servizi, vengono individuati soggetti aggregatori di riferimento per stabilire condizioni standard di acquisto, tra cui Consip e una centrale di committenza per ogni regione. Il numero complessivo di soggetti aggregatori sul territorio nazionale non può essere superiore a 35. 
Le amministrazioni pubbliche debbono pubblicare sui siti istituzionali ed attraverso un portale unico i dati relativi alla spesa e l’indicatore della tempestività dei pagamenti.
A decorrere dall’entrata in vigore del decreto è inoltre prevista - ripartita in egual misura tra Stato, Regioni ed enti locali - una riduzione della spesa per beni e servizi pari 2.100 milioni. 
Un tetto di acquisto riguarda anche le auto  di servizio -  tranne i mezzi indispensabili per servizi di sicurezza e sociali – e che vedrà ad esempio l’assegnazione di sole 5 auto di servizio a Ministero.
Sono previste specifiche misure per ridurre gli affitti di immobili da parte di enti pubblici e per un miglior utilizzo degli spazi esistenti. Dalla facoltà di ricontrattare i canoni di locazione degli immobili dello Stato ci si attende un risparmio di 100 milioni.
Così come possono esser ridotti i costi di gestione della Tesoreria dello Stato per 250 milioni.
Alla Rai viene chiesto un impegno che vada a ridurre il trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni per l’anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate.

Iniziative per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione
È previsto un ulteriore incremento della digitalizzazione della macchina pubblica, con  100 milioni di euro di risparmi, e con l’anticipazione dell’obbligo per la fatturazione elettronica e la pubblicazione telematica di avvisi e bandi di gara.

Tetto a 240 mila euro per dirigenti e manager della pubblica amministrazione
Viene stabilito un tetto ai compensi dei dirigenti della pubblica amministrazione, che non potranno superare l’importo annuo massimo di 240 mila euro  lordo. Una somma corrispondente a quella percepita dal Capo dello Stato. Si va quindi a  ridurre di oltre 70 mila euro  il tetto dei compensi dei dirigenti pubblici e i manager delle società partecipate fissato a 311mila euro. La misura, dal 1° maggio 2014, rientra in  una revisione organica degli assetti retributivi dei dipendenti delle amministrazioni e degli organismi e delle società partecipate, ad esclusione di quelle emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, finalizzata al contenimento della spesa pubblica ed alla razionalizzazione e perequazione dei trattamenti economici.   La somma è al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente.

Concorso degli organi costituzionali alla riduzione della spesa pubblica
Per l’anno 2014 si prevede il concorso alla riduzione della spesa pubblica da parte degli organi costituzionali, Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Corte Costituzionale, nel rispetto delle loro prerogative di autonomia, secondo le cifre deliberate per 50 milioni di euro. In attesa della Riforma costituzionale per il Cnel è previsto nel 2014 un minor stanziamento di 5 milioni di euro.

Rivalutazione quote Bankitalia e rendite finanziarie tra i provvedimenti di copertura
Tra le misure di copertura delle misure adottate, l’aumento al 26% dell’aliquota d’imposta sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia, che produrrà 1.800 milioni, e l’aumento al 26% delle rendite finanziarie per tutti i servizi/prodotti attualmente tassati al 20%.
È prevista inoltre la riduzione da 3 anni a 1 anno del numero di rate per il pagamento dell’imposta sulle plusvalenze dalla rivalutazione degli asset d’impresa (gli importi previsti per il 2015 e il 2016 dovranno essere corrisposti nel 2014) per un importo di 600 milioni.

Ristrutturazione debito regionale e superamento province
Viene offerta alle Regioni la possibilità di rinegoziare il proprio debito con lo Stato, aumentando il tempo utile per il rimborso di mutui già sottoscritti. 
Dal riordino delle province determinato dalla legge appena approvata si attendono 100 milioni nel 2014.

Nuovi fondi per la ristrutturazione delle scuole 
Grazie ad un allentamento del patto di stabilità interno, le risorse per la ristrutturazione degli edifici scolastici si incrementano di 122 milioni di euro e di 300 milioni attraverso la riprogrammazione di fondi.

Sei libri, sei film, sei canzoni, sei scelte per conoscerci meglio.

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    Verità e metodo
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    Il piccolo principe
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    Il nome della rosa
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    Il gioco degli specchi
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    L'attimo fuggente
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    2001 odissea nello spazio
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    Il mio nome è nessuno
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    Giodano Bruno
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