Il Documento di Economia e Finanza del 2014

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Il Documento di Economia e Finanza del 2014 approvato alla Camera ha come obiettivo principale quello di ridurre le disuguaglianze, sostenere i ceti più deboli, garantire crescita e conti in ordine.

Il documento prevede un taglio del 10 per cento dell’IRAP, Imposta Regionale sulle Attività Produttive, per dare stimolo all’occupazione nel medio termine e un taglio dell’IRPEF, Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, pari a 80 euro al mese per chi guadagna meno di 25 mila euro lordi all’anno. 

Queste misure costeranno 6,7 miliardi di euro: 4,5 miliardi arriveranno dalla revisione dalla spesa, i restanti da due misure una tantum: la riscossione dell’IVA sul pagamento dei debiti dello Stato alle imprese e l’aumento delle tasse sulle plusvalenze delle banche nella rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Sono previste poi maggiori entrate dal programma di privatizzazioni per circa 0,7 punti percentuali di PIL all’anno dal 2014 e per i tre anni successivi.

Si rendono disponibili altri 13 miliardi di euro per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni con le imprese. Ci sarà inoltre un meccanismo che consentirà alle aziende di cedere il proprio credito a favore di istituzioni finanziarie. Due miliardi di euro saranno a disposizioni di comuni e province che li potranno usare per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. 670 milioni di euro per il 2014 e complessivamente oltre 2 miliardi per i prossimi tre anni costituiranno un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. 1,3 miliardi di euro sono previsti per interventi destinati all’acquisto o alla ristrutturazione di immobili.

I dirigenti pubblici non potranno guadagnare più di 238 mila euro l’anno. La misura dovrebbe portare al risparmio di circa 400 milioni. Nel documento il Governo stima una crescita del PIL dello 0,8 per cento per il 2014, con un graduale avvicinamento al 2 per cento nei prossimi anni.

Prima (parziale) risposta del Governo su Micron

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MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - UFFICIO LEGISLATIVO

 In relazione all'interrogazione in oggetto, si rappresenta quanto segue. Il Ministero dello Sviluppo Economico segue costantemente le problematiche della società Micron e ne osserva attentamente gli sviluppi. Sono stati convocati, infatti, specifici tavoli di confronto per affrontare le problematiche relative alla Micron, come pure di altre aziende in crisi all'interno dello stesso comparto industriale/tecnologico della microelettronica (3SUN e ST Microelettronics) ed in particolare gli ultimi incontri si sono svolti il 26 febbraio e il 12 marzo 2014.

All'incontro del 26 febbraio erano presenti rappresentanti del MiSE, delle Regioni Sicilia, Campania e Lombardia, del Comune di Catania, di Confindustria Monza, le OOSS nazionali e territoriali, le RSU, alcuni parlamentari e una delegazione di Micron. L'incontro ha avuto inizio a seguito di una riunione preliminare ristretta alle Organizzazioni Sindacali e alle istituzioni, che era stata richiesta dalle OOSS. L'azienda ha parlato dei due incontri avuti direttamente con le OOSS a seguito dell'ultima riunione tenutasi al MiSE in data 28 gennaio 2014. Nel corso del primo di questi incontri è stato presentato un piano di riorganizzazione in relazione alle prospettive di mercato dei vari siti Micron in Italia. Nel corso del secondo è stata presa in considerazione la possibilità di rivedere parzialmente l'impatto sulle risorse occupazionali rispetto alla lettera del 21 gennaio u.s. che annunciava l'inizio delle procedure di mobilità per 419 unità distribuite tra i siti Micron di Agrate Brianza e Vimercate, Arzano, Avezzano e Catania. In particolare, l'azienda ha comunicato che sta cercando di ricollocare alcuni degli esuberi sia in altre aziende Micron all'estero, sia in altre aziende del territorio nazionale dello stesso sistema merceologico di Micron. A questo riguardo sono già stati presi contatti con una azienda del distretto tecnologico di Monza Brianza disponibile a riassorbire alcuni degli esuberi Micron. I sindacati, unitariamente, hanno comunicato di non essere soddisfatti del piano prospettato dall'azienda ritenendo che non possa essere considerato come un piano industriale sul futuro delle aziende Micron in Italia. Hanno, quindi, nuovamente richiesto la presentazione di un piano industriale sulle prospettive produttive e occupazionali del gruppo, dal momento che ci sono dubbi circa la sua permanenza in Italia.

Le RSU hanno espresso preoccupazione circa la possibile dispersione all'estero del patrimonio tecnologico e del personale altamente specializzato dei siti italiani di Micron. I sindacati, inoltre, hanno chiesto al Governo di contattare il board Micron negli Stati Uniti e di mantenere un unico tavolo a livello nazionale per trattare non soltanto i problemi immediati riguardanti la mobilità dei 419 lavoratori (che scadono il 7 aprile p.v.), ma anche — e soprattutto — il piano industriale di permanenza delle aziende Micron in Italia. Durante l'ultimo incontro, tenutosi in data 7 marzo 2014, si sono registrati alcuni passi avanti in merito alle problematiche già esposte. I vertici aziendali hanno, infatti, assicurato la volontà della società di restare in Italia, si sono mostrati propensi a ricorrere agli ammortizzatori sociali e agli incentivi all'esodo, a ridiscutere il numero degli esuberi e a lavorare a un piano industriale che possa realmente garantire un futuro produttivo e occupazionale ai siti italiani.

Un'apertura significativa, manifestata dal Vice Presidente di Micron, che i rappresentanti sindacali nazionali e territoriali dei metalmeccanici hanno accolto con interesse nel prosieguo dell'incontro. Tale fatto si inquadra nella positiva azione svolta dal MiSE rispetto al coinvolgimento della dirigenza Micron, altresì richiamato nell'atto. Entro fine marzo è già stato calendarizzato un nuovo incontro per iniziare a entrare nel merito del piano industriale di Micron. L'obiettivo, promosso dal MiSE, è quello di arrivare in tempi brevi a un accordo definitivo che possa salvaguardare al meglio l'importantissima realtà rappresentata da Micron per il Paese.

Infine, per quanto concerne il settore della microelettronica in generale, si segnala che si sono tenuti in data 7 marzo 2014 due incontri: quello relativo a tutto il comparto della microelettronica e la prima riunione del tavolo sul settore specifico dei componenti elettronici. Durante i due appuntamenti, finalizzati a individuare le politiche di sviluppo più urgenti e adeguate per i comparti interessati, sono stati affrontati i temi di coordinamento con le strategie europee di politica industriale e per la ricerca e sviluppo connesse anche ai Fondi strutturali e ai fondi tematici. I lavori del tavolo sulla microelettronica proseguiranno con l'elaborazione di un documento strategico per quanto concerne il comparto in generale, mentre, in materia di componenti elettronici, si è discusso principalmente degli interventi possibili al fine rafforzare la presenza delle Pmi del settore rispetto alla possibilità di accedere alle risorse europee, anche attraverso l'accompagnamento alla realizzazione di reti di collaborazione, e della necessità di maggiori controlli sulla qualità dei prodotti importati.

IL VICE MINISTRO

 (Prof. Claudio De Vincenti)

I primi provvedimenti del Governo Renzi

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Il Governo ha individuato in 10 miliardi di euro le risorse per consentire l’aumento della detrazione Irpef in busta paga ai lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, dal 1° maggio prossimo, per un ammontare di circa 1000 euro netti annui a persona. Gli atti tecnici e legislativi verranno approvati nelle prossime settimane. Relativamente alle imprese, inoltre, si intende rendere operativo il credito d’imposta definendo il decreto attuativo Mise-Mef, per 600 milioni in tre anni, arrivando a raddoppiare la cifra a disposizione.

Un disegno di legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione” viene messo a disposizione del lavoro politico e parlamentare e prevede la riforma costituzionale del Senato in una Assemblea delle Autonomie, composta da presidenti delle Regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, dai Consigli regionali tra i propri componenti, e da tre Sindaci eletti da una assemblea dei Sindaci della Regione. Il disegno prevede l’abolizione costituzionale delle Province, interviene sulla legislazione concorrente tra Stato e Regioni.

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DECRETO LEGGE SUL LAVORO

Il decreto legge contiene disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese, interventi di semplificazione sul contratto a termine e sul contratto di apprendistato per renderli più coerenti con le esigenze attuali del contesto occupazionale e produttivo.

Nello specifico:
Il contratto di lavoro a termine e il contratto di apprendistato
Per il contratto a termine viene prevista l’elevazione da 12 a 36 mesi della durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato per il quale non è richiesto il requisito della cosiddetta causalità, fissando il limite massimo del 20% per l’utilizzo dell’istituto. Viene inoltre prevista la possibilità di prorogare anche più volte il contratto a tempo determinato entro il limite dei tre anni, sempre che sussistano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa.
Per il contratto di apprendistato si prevede il ricorso alla forma scritta per il solo contratto e patto di prova (e non, come attualmente previsto, anche per il relativo piano formativo individuale) e l’eliminazione delle attuali previsioni secondo cui l’assunzione di nuovi apprendisti è necessariamente condizionata alla conferma in servizio di precedenti apprendisti al termine del percorso formativo. È inoltre previsto che la retribuzione dell’apprendista, per la parte riferita alle ore di formazione, sia pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento. Per il datore di lavoro viene eliminato l’obbligo di integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l’offerta formativa pubblica, che diventa un elemento discrezionale.
La smaterializzazione del DURC
Un ulteriore intervento di semplificazione riguarda la smaterializzazione del DURC, superando l’attuale sistema che impone ripetuti adempimenti burocratici alle imprese. Per dare un’idea della rilevanza del provvedimento, si ricorda che nel 2013 i DURC presentati sono stati circa 5 milioni.

DISEGNO DI LEGGE SUGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Il disegno di legge delega al Governo la materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, di semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro, di riordino delle forme contrattuali e di miglioramento della conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita.

Delega in materia di ammortizzatori sociali
La delega ha lo scopo di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori che preveda, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale. Un sistema così delineato può consentire il coinvolgimento attivo di quanti sono espulsi dal mercato del lavoro o siano beneficiari di ammortizzatori sociali, semplificando le procedure amministrative e riducendo gli oneri non salariali del lavoro. A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
rivedere i criteri di concessione ed utilizzo delle integrazioni salariali escludendo i casi di cessazione aziendale;
semplificare le procedure burocratiche anche con la introduzione di meccanismi automatici di concessione;
prevedere che l’accesso alla cassa integrazione possa avvenire solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell’orario di lavoro;
rivedere i limiti di durata, da legare ai singoli lavoratori;
prevedere una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici;
prevedere una riduzione degli oneri contributivi ordinari e la loro rimodulazione tra i diversi settori in funzione dell’effettivo utilizzo;
rimodulare l’ASpI omogeneizzando tra loro la disciplina ordinaria e quella breve;
incrementare la durata massima dell’ASpI per i lavoratori con carriere contributive più significative;
estendere l’applicazione dell’ASpI ai lavoratori con contratti di co.co.co., prevedendo in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite;
introdurre massimali in relazione alla contribuzione figurativa;
valutare la possibilità che, dopo l’ASpI, possa essere riconosciuta un’ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto;
eliminare lo stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale.
Nell’esercizio di tale delega verranno individuati meccanismi volti ad assicurare il coinvolgimento attivo del soggetto beneficiario di prestazioni di integrazione salariale, ovvero di misure di sostegno in caso di disoccupazione, al fine di favorirne lo svolgimento di attività in favore della comunità locale di appartenenza.

Delega in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive
La delega è finalizzata a garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, nonché ad assicurare l’esercizio unitario delle relative funzioni amministrative. A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
razionalizzare gli incentivi all’assunzione già esistenti, da collegare alle caratteristiche osservabili per le quali l’analisi statistica evidenzi una minore probabilità di trovare occupazione;
razionalizzare gli incentivi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità;
istituire, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un’Agenzia nazionale per l’impiego per la gestione integrata delle politiche attive e passive del lavoro, partecipata da Stato, Regioni e Province autonome e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. All’agenzia sarebbero attribuiti compiti gestionali in materia di servizi per l’impiego, politiche attive e ASpI e vedrebbe il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle linee di indirizzo generali. Si prevedono meccanismi di raccordo tra l’Agenzia e l’Inps, sia a livello centrale che a livello territoriale, così come meccanismi di raccordo tra l’Agenzia e gli enti che, a livello centrale e territoriale, esercitano competenze in materia di incentivi all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità;
razionalizzare gli enti e le strutture, anche all’interno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che operano in materia di ammortizzatori sociali, politiche attive e servizi per l’impiego allo scopo di evitare sovrapposizioni e garantire l’invarianza di spesa;
rafforzare e valorizzare l’integrazione pubblico/privato per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro;
mantenere il capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il ruolo per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che debbono essere garantite su tutto il territorio nazionale;
mantenere in capo alle Regioni e Province autonome le competenze in materia di programmazione delle politiche attive del lavoro;
favorire il coinvolgimento attivo del soggetto che cerca lavoro;
valorizzare il sistema informativo per la gestione del mercato del lavoro e il monitoraggio delle prestazioni erogate.

Delega in materia di semplificazione delle procedure e degli adempimenti
La delega punta a conseguire obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese. A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
razionalizzare e semplificare le procedure e gli adempimenti connessi con la costituzione e la gestione del rapporto di lavoro, con l’obiettivo di dimezzare il numero di atti di gestione del rapporto di carattere burocratico ed amministrativo;
eliminare e semplificare, anche mediante norme di carattere interpretativo, le disposizioni interessate da rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali e amministrativi;
unificare le comunicazioni alle pubbliche amministrazioni per i medesimi eventi (es. infortuni sul lavoro) ponendo a carico delle stesse amministrazioni l’obbligo di trasmetterle alle altre amministrazioni competenti;
promuovere le comunicazioni in via telematica e l’abolizione della tenuta di documenti cartacei;
rivedere il regime delle sanzioni, valorizzando gli istituti di tipo premiale, che tengano conto della natura sostanziale o formale della violazione e favoriscano l’immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita (a parità di costo);
individuare modalità organizzative e gestionali che consentano di svolgere, anche in via telematica, tutti gli adempimenti di carattere burocratico e amministrativo connesso con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro;
revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino

Delega in materia di riordino delle forme contrattuali
La delega è finalizzata a rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché a riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale.
A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
individuare e analizzare tutte le forme contrattuali esistenti ai fini di poterne valutare l’effettiva coerenza con il contesto occupazionale e produttivo nazionale e internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di riordino delle medesime tipologie contrattuali;
procedere alla redazione di un testo organico di disciplina delle tipologie contrattuali dei rapporti di lavoro, riordinate secondo quanto indicato alla lettera a), che possa anche prevedere l’introduzione, eventualmente in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali espressamente volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti;
introdurre, eventualmente anche in via sperimentale, il compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali;
procedere all’abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con il testo organico di cui alla lettera b), al fine di assicurare certezza agli operatori, eliminando duplicazioni normative e difficoltà interpretative ed applicative.
Delega in materia di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali
La delega ha la finalità di contemperare i tempi di vita con i tempi di lavoro dei genitori. In particolare, l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di evitare che le donne debbano essere costrette a scegliere fra avere dei figli oppure lavorare.
A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
introdurre a carattere universale l’indennità di maternità, quindi anche per le lavoratrici che versano contributi alla gestione separata;
garantire, alle lavoratrici madri parasubordinate, il diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro;
abolire la detrazione per il coniuge a carico ed introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare;
incentivare accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e l’impiego di premi di produttività, per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con l’esercizio delle responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti;
favorire l’integrazione dell’offerta di servizi per la prima infanzia forniti dalle aziende nel sistema pubblico – privato dei servizi alla persona, anche mediante la promozione del loro utilizzo ottimale da parte dei lavoratori e dei cittadini residenti nel territorio in cui sono attivi.

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DEBITI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - DISEGNO DI LEGGE

Il Consiglio dei Ministri ha avviato l’esame di un disegno di legge contenente norme per agevolare ulteriormente il rispetto della normativa europea sui temi di pagamento da parte della Pubblica amministrazione.
Il disegno di legge persegue tre scopi:
adeguare i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni a quelli previsti dalla relativa direttiva europea;
favorire la cessione del credito al sistema bancario;
accelerare il pagamento dei debiti arretrati (già avviato nel 2013 con il pagamento di più di 22 miliardi ai creditori).
Adeguare i tempi di pagamento delle PPAA.
Nelle more dell’avvio della fatturazione elettronica, i creditori e le amministrazioni comunicheranno i dati relativi alle fatture tramite la piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni, consentendo allo Stato il monitoraggio del ciclo passivo delle PA. Tra gli obblighi per le amministrazioni: registrazione delle fatture pervenute; prospetto con l'importo pagato in ritardo nell'anno, da allegare al bilancio; incentivo legato agli obiettivi di finanza pubblica per chi rispetta i tempi di pagamento; sanzione (divieto di assunzione) per chi non rispetta i tempi di pagamento; certificazione del credito con risposta (pagare, certificare o rigettare) entro 30 giorni. Le fatture inviate in formato elettronico verranno poi instradate sulla piattaforma, senza ulteriori oneri per le imprese.
Favorire la cessione dei crediti delle pubbliche amministrazioni.
Lo Stato offre una garanzia sui debiti di parte corrente delle Pubbliche amministrazioni al momento della cessione agli intermediari finanziarie. In particolare, i soggetti creditori possono cedere pro-soluto il credito certificato e assistito dalla garanzia dello Stato ad una banca o ad un intermediario finanziario, anche sulla base di apposite convenzioni quadro. Per i crediti assistiti dalla suddetta garanzia dello Stato non possono essere richiesti sconti superiori alla misura massima che sarà determinata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. La pubblica amministrazione debitrice diversa dallo Stato può chiedere, in caso di temporanee carenze di liquidità, una ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei debiti, per una durata massima di 5 anni, rilasciando, a garanzia dell’operazione, delegazione di pagamento. La Cassa depositi e prestiti S.p.A, nonché istituzioni finanziarie dell’Unione Europea e internazionali, possono acquisire, dalle banche e dagli intermediari finanziari, sulla base di una convenzione quadro con l’Associazione Bancaria Italiana, i crediti assistiti dalla garanzia dello Stato, anche al fine di effettuare operazioni di ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei relativi debiti, per una durata massima di 15 anni. L’intervento della Cassa depositi e prestiti S.p.A. può essere effettuato nei limiti di una dotazione finanziaria stabilita dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A. medesima.
Accelerare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
Al fine di favorire il pagamento dello stock di debiti accumulato, si intende, infine:
concedere ulteriori anticipazioni di liquidità agli enti territoriali mediante un incremento del Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili istituito dal decreto-legge n. 35 del 2013, consentendo il pagamento da parte delle Regioni e degli enti locali di debiti certi, liquidi ed esigibili maturati alla data del 31 dicembre 2013, sia di parte corrente che di parte capitale;
allentare i vincoli del patto di stabilità interno delle Regioni e degli enti locali al fine di consentire il pagamenti di debiti di parte capitale al 31 dicembre 2013;
destinare un fondo specifico per il finanziamento dei debiti degli enti locali nei confronti delle proprie società partecipate, con lo scopo di ridurre i debiti commerciali delle società partecipate stesse.
rifinanziare il fondo per il ripiano dei debiti dei Ministeri.

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EMERGENZA ABITATIVA - DECRETO LEGGE

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge per far fronte al disagio abitativo che interessa sempre più famiglie impoverite dalla crisi economica.
Il Piano Casa prevede interventi per 1 miliardo e 741 milioni di euro con tre obiettivi:
il sostegno all’affitto a canone concordato
l’ampliamento dell’offerta di alloggi popolari
lo sviluppo dell’edilizia residenziale sociale
nel link le slide del provvedimento (http://www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=17973)
Finanziamento dei fondi dedicati alle locazioni
Il primo obiettivo del decreto legge è fornire immediato sostegno economico alle categorie sociali meno abbienti che ad oggi non riescono più a pagare l’affitto. E proprio in risposta a tale emergenza è stato deciso di incrementare rispettivamente con 100 milioni il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e 226 milioni il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Nello specifico:
Il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione che già aveva una dotazione di 100 milioni (50 per il 2014 e altri 50 per il 2015) verrà raddoppiato a 200 milioni (100 per il 2014 e 100 per il 2015).
Il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli che già aveva una dotazione di 40 milioni di euro, è stato incrementato di 226 milioni ripartiti negli anni 2014-2020. Di fatto è stato reso strutturale.
Riduzione della cedolare secca per contratti a canone concordato
Per favorire l’immissione sul mercato degli alloggi sfitti si riduce dal 15 al 10%, per il quadriennio 2014-2017, l’aliquota della cedolare secca di cui si potrà usufruire anche in caso di abitazioni date in locazione a cooperative o a enti senza scopo di lucro, purché sublocate a studenti con rinuncia all'aggiornamento del canone di locazione o assegnazione
Modifiche della disciplina del Fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione
Per attenuare le tensioni sul mercato delle locazioni (2,5 milioni di famiglie in affitto pagano un canone superiore al 40% del loro reddito) la norma prevede che le risorse del Fondo Affitto sono destinate anche alla creazione di strumenti a livello comunale (ad es. Agenzie locali) che svolgano una funzione di garanzia terza fra proprietario e affittuario:
per i mancati pagamenti del canone;
per eventuali danni all’alloggio.
La norma prevede inoltre che le procedure previste per gli sfratti per morosità si applicano sempre alle locazioni di cui al presente comma, anche per quelle per finita locazione.
Misure per l’ampliamento dell’offerta di edilizia residenziale pubblica
Si prevede un Piano di recupero di immobili e alloggi di Edilizia residenziale pubblica (ex IACP) che beneficerà dello stanziamento di 400 milioni di euro con il quale finanziare la ristrutturazione con adeguamento energetico, impiantistico e antisismico di 12.000 alloggi.
Inoltre viene previsto un ulteriore finanziamento di 67,9 milioni di euro per recuperare ulteriori 2.300 alloggi destinati alle categorie sociali disagiate (reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27.000 euro, nucleo familiare con persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66 per cento, figli fiscalmente a carico e che risultino soggetti a procedure esecutive di rilascio per finita locazione)
Offerta di acquisto degli alloggi ex IACP agli inquilini
L’obiettivo è incrementare l’offerta di alloggi sociali anche attraverso attività di recupero, manutenzione e gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica senza consumo di nuovo suolo. Viene così prevista la conclusione di accordi con regioni ed enti locali per favorire l’acquisto degli alloggi ex IACP da parte degli inquilini e destinare il ricavato al recupero alla realizzazione di nuovi alloggi
Per favorire l’acquisto degli alloggi da parte degli inquilini è prevista la costituzione di un Fondo destinato alla concessione di contributi in conto interessi su finanziamenti per l’acquisto degli alloggi ex IACP, che avrà una dotazione massima per ciascun anno dal 2015 al 2020 di 18,9 milioni di euro per un totale di 113,4 milioni.
Più vantaggi per chi abita in un alloggio di edilizia popolare
Si prevede che per gli anni 2014, 2015 e 2016 ai soggetti titolari di contratti di locazione di alloggi sociali adibiti a propria abitazione principale spetta una detrazione complessivamente pari a:
900 euro, se il reddito complessivo non supera i 15.493,71 euro;
450 euro, se il reddito complessivo supera i 15.493,71 euro ma non supera i 30.987,41 euro.
Più vantaggi per chi mette in affitto alloggi sociali nuovi o ristrutturati
I redditi derivanti dalla locazione di alloggi nuovi o ristrutturati non concorrono alla formazione del reddito d’impresa ai fini IRPEF/IRES e IRAP nella misura del 40 per cento per un periodo non superiore a dieci anni dalla data di ultimazione dei lavori
Riscatto a termine dell’alloggio sociale
Trascorsi almeno 7 anni dalla stipula del contratto di locazione, l’inquilino ha facoltà di riscattare l’unità immobiliare. Con decreto MIT di concerto MEF, previa intesa Conferenza unificata, sono disciplinate le clausole standard dei contratti locativi e di futuro riscatto, ferma restando la validità dei contratti di locazione stipulati prima delle entrata in vigore del presente decreto
Chi acquista ha 2 vantaggi: 1) l’Iva dovuta dall’acquirente (che è incassata da chi vende per riversarla allo Stato) viene corrisposta solo al momento del riscatto e non all’inizio; 2) il reperimento del fabbisogno finanziario residuo per l’acquisto è rimandato al momento dell’atto di acquisto. Chi vende rimanda la tassazione IRES e IRAP sui corrispettivi delle cessioni alla data del riscatto

Lotta all’occupazione abusiva
Più rigore nei confronti di chi occupa abusivamente un immobile che non potrà chiedere né la residenza, né l’allacciamento ai pubblici servizi. Una norma che mira al ripristino delle situazioni di legalità che l’attuale quadro normativo non riesce a garantire.
Detrazione bonus mobili
La spesa per l'acquisto di mobili a seguito di ristrutturazione, su cui sono previste detrazioni Irpef potrà essere superiore a quella per la ristrutturazione stessa. Il tetto massimo per la spesa complessiva resta a 10mila euro.

Approfondimenti:

LASVOLTABUONA slide

http://www.palazzochigi.it/governoinforma/documenti/lasvoltabuona_20140312.pdf

RIFORMA BICAMERALISMO E TITOLOV

http://www.palazzochigi.it/governoinforma/documenti/mod_bicameralismo_titolo_V_20140312.pdf

Bilancio di un anno alla Camera

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Un anno fa entravo effettivamente in carica come deputato. La mia presenza in aula risulta del 98,72%, il che mi classifica 13esimo su 630.

La presenza non è tutto e ci son mille motivi per cui altri colleghi hanno avuto impegni, incarichi e alcuni malattie. Quindi c'è anche una parte di casualità. Ma mi sono impegnato per questo risultato perché lo considero la base. Siamo stati eletti per fare un lavoro, quel lavoro. E quindi innanzitutto occorre esserci. Se poi si aggiunge che delle 47 assenze, su 3664 votazioni, molte son frutto di errori di registrazione (che ho segnalato) posso dirmi soddisfatto, in un anno non ho mai mancato un solo giorno del lavoro d'Aula.

Ma non basta essere presenti. Ho contribuito a presentare 100 disegni di legge, 30 interrogazioni, 142 emendamenti a disegni di legge. Sono intervenuto 21 volte in Aula.

Ho dato il mio contributo ai principali provvedimenti di questo anno su scuola, cultura, lavoro.

Sulla legge elettorale ho lavorato per migliorarla nella sua capacità di costruire rappresentanza.

Ho lavorato sui grandi temi del territorio che riguardano il lavoro, la metropolitana, le opportunità di sviluppo. Ho cercato di rispondere agli stimoli che molti mi hanno posto, alle richieste, di fare da tramite, informare, spiegare.

Mi sono sentito sempre libero di ragionare con la mia testa e di far valere la mia opinione, vincolato a chi mi ha scelto, votato e sostenuto e vincolato a produrre risultati e non a fare testimonianza.

Mi sembrava giusto condividere un pur sintetico bilancio.

Intervento (breve) su legge elettorale e norma antidiscriminatoria

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Signora Presidente, signori colleghi,

provo davvero a stare solo in un minuto per dire questo: io credo che di fronte a questo emendamento noi ci stiamo dando un obiettivo raggiungibile. Alcuni di noi hanno creduto che dovevamo fare di più, con gli emendamenti precedenti, altri non ci hanno creduto. Io credo che in democrazia si rispettano le opinioni diverse e quindi se molti in quest’aula non ci hanno creduto, a differenza mia, noi dobbiamo rispettare questa opinione. Ma proviamo a trovare davvero su questo emendamento un punto di caduta. In questa legge elettorale ci sono tante cose che non piacciono a ognuno di noi, ma abbiamo deciso di provare a farla. Funziona così, funzionano così le leggi, quella elettorale e le altre leggi, funziona così la vita. Si prova a trovare insieme un punto di caduta per ottenere le cose. Ecco io credo che per le tante cose dette in quest’aula, dalla collega Santerini alla collega Costantino, dal collega Romano alla collega Pollastrini prima e da tanti altri – ho citato solo quelli che mi hanno colpito di più – quello che oggi, che in questo momento stiamo andando a votare sia una di quelle opportunità vere per darci un obiettivo raggiungibile che risponde alle esigenze reali di questo Paese, e non di un genere.

Grazie.

Sei libri, sei film, sei canzoni, sei scelte per conoscerci meglio.

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